In ambito contabile, la presenza di un saldo negativo nel conto cassa è considerata una grave anomalia: si tratta infatti di una situazione che, da un punto di vista numerario, è impossibile nella realtà. Non si può spendere più denaro di quanto effettivamente incassato. Tuttavia, se è vero che la giurisprudenza tende a collegare la cassa in rosso a fenomeni di evasione, non si può escludere che tale disavanzo sia spiegabile anche con errori contabili.
Il principio della Cassazione
Con l’ordinanza n. 28984 del 19 ottobre 2021, la Corte di Cassazione ha ribadito che la presenza di una cassa negativa legittima l’Agenzia delle Entrate ad attivare un accertamento induttivo, poiché la circostanza lascia presumere l’esistenza di ricavi non dichiarati. La logica sottesa è semplice: se le spese contabilizzate superano gli incassi registrati, è verosimile che una parte degli introiti non sia stata contabilizzata correttamente.
Ma questa impostazione – pur fondata su un criterio di verosimiglianza – non è priva di margini di contestazione. La stessa Cassazione, infatti, precisa che la cassa negativa può “far presumere” l’occultamento di ricavi, ma non ne costituisce una prova assoluta.
Possibili cause alternative
Oltre al caso di ricavi in nero non registrati (ad esempio per omessa emissione di scontrino o fattura), esistono altre situazioni che possono determinare una cassa negativa, senza necessariamente configurare evasione. Tra le più frequenti:
- registrazione errata dell’uscita prima dell’entrata corrispondente;
- incasso erroneamente registrato su un altro conto, come il conto banca anziché la cassa;
- mancata rilevazione di un versamento in contanti da parte del titolare, spesso effettuato per far fronte a esigenze momentanee.
In tutti questi casi, la cassa in rosso non deriva da occultamento di ricavi, ma da semplici errori contabili. È però compito del contribuente dimostrare documentalmente tali circostanze per superare la presunzione dell’Amministrazione finanziaria.
Conclusioni operative
Il saldo negativo del conto cassa costituisce un’anomalia contabile grave e può legittimare accertamenti presuntivi. Tuttavia, non può essere interpretato automaticamente come evasione: il contribuente ha sempre la possibilità – e l’onere – di fornire una spiegazione alternativa, supportata da documentazione idonea.
Una corretta tenuta della contabilità – in particolar modo di una prima nota cassa da parte dell’imprenditore - e un’attenta verifica delle registrazioni consente una pronta individuazione degli eventuali errori restano fondamentali per prevenire contestazioni e difendersi efficacemente in sede ispettiva.

